Come scegliere un master

Come scegliere un master: guida alla scelta del giusto percorso

Quali sono le caratteristiche di un buon master? Quando preferirlo a una magistrale o a una specializzazione? Intervista al team di LUISS Business School

Scegliere il proprio percorso dopo l’università è sempre piuttosto complesso: le possibilità sono diverse, e spesso a determinare la scelta fra un master, una specializzazione o una laurea magistrale sono principalmente l’ambito di riferimento e il settore professionale di interesse.

Di fronte a un percorso spesso lungo e impegnativo, le variabili in gioco sono moltissime: il prestigio dell’ente che eroga il corso, il suo costo, la durata, le prospettive occupazionali, date anche e soprattutto da stage garantiti al termine del percorso o dal supporto di un buon ufficio placement.

Ma come muoversi nella scelta di un master? E quali sono le caratteristiche da considerare per scegliere il migliore? Alcune risposte arrivano dal team di LUISS Business School, tra i partner del Myllennium Award per la sezione MyJOB, dedicata a lavoro e formazione.

Scegliere un master: caratteristiche

“Nella scelta di un master è molto importante approfondire alcuni aspetti: il percorso didattico, il processo di selezione, la metodologia didattica adottata, i servizi offerti, il career service e le attività previste per sviluppare le soft skills, queste ultime sempre più al centro dell’attenzione della maggior parte delle aziende e dei recruiter”, spiegano da LUISS Business School. Ideale sarebbe anche poter contare su un orientamento interno all’ateneo: “La nostra scuola supporta i futuri studenti con numerose attività utili alla scelta di un master”, fanno sapere da LUISS.  “Open day, webinar, open lessons, sessioni individuali di orientamento e colloqui con ex allievi”.

Naturalmente, la presenza di accreditamenti internazionali garantisce ulteriormente gli standard qualitativi di un master. Ad esempio, “Luiss Business School ha la cosiddetta triple crown, il posizionamento più ambito che solo l’1% delle business school a livello mondiale sono riuscite ad ottenere”.

Master, laurea magistrale o specializzazione: quale scegliere

Un Master ha la stessa valenza di una laurea magistrale o un altro percorso di specializzazione? Dal punto di vista giuridico, non esattamente. Ma la scelta tra un master e un percorso di altro tipo dipende molto dall’obiettivo di carriera, e per questo le logiche che regolano la scelta fra un percorso sono davvero molto soggettive. “La scelta di seguire un percorso Magistrale o un Master è, in primo luogo, una scelta di natura strettamente personale, che può dipendere dal settore nel quale si intende lavorare, da esigenze legate all’acquisizione di determinate competenze o dall’urgenza di entrare nel mondo del lavoro” spiegano dalla LUISS. L’ideale, ovviamente, è affidarsi a consulenti di orientamento, magari anche all’interno dello stesso master. “Ad esclusione dei casi in cui è obbligatorio il possesso di una laurea magistrale per svolgere una determinata professione, come Scuola mettiamo a disposizione il nostro personale per offrire un servizio di orientamento agli studenti che siano indecisi sul proprio futuro prospettando anche, laddove necessario, il differente tipo di percorso accademico in base alla scelta effettuata”. 

Master e lavoro: l’importanza del placement

Quello che fa davvero la differenza nella scelta tra un master e l’altro è, nella maggior parte dei casi, un ufficio placement ben strutturato. Non tutti i master prevedono che a seguito del corso si venga inseriti in uno stage professionalizzante, eppure è proprio quello a garantire davvero, spesso, l’efficacia del percorso. 

Ma quali sono le caratteristiche di un buon placement? “Uno dei punti di forza nella ricerca di un’occupazione è quello di saper cogliere le necessità delle aziende prima degli altri”, spiegano dalla LUISS. “Come Scuola siamo costantemente in ascolto e in osservazione delle tendenze del mercato del lavoro e, per questo motivo, siamo consapevoli della necessità di formare profili che abbiano, accanto alle specifiche competenze di settore, una serie di abilità trasversali, come problem solving, pensiero strategico e intelligenza emotiva”. Non solo competenze tecniche, quindi – per quanto quelle facciano spesso la differenza tra un profilo spendibile e uno non spendibile – ma anche soft skills, competenze tenute sempre più da conto da parte delle aziende. “Offriamo agli studenti laboratori che, coniugando un approccio teorico ad uno più esperienziale, hanno l’obiettivo di sviluppare queste competenze attraverso il lavoro di team e progetti che includano attività di lettura e analisi dati”, proseguono dalla LUISS. “Per preparare al meglio i nostri studenti e rendere i loro profili spendibili e competitivi, coniughiamo sessioni di incontri individuali e di gruppo, finalizzate allo sviluppo e al perfezionamento di tutte queste abilità, oltre alle classiche lezioni afferenti all’utilizzo specifico di software come Excel o linguaggi come Python”.

Il futuro della formazione e il ruolo dell’AI

Come cambierà in futuro il mondo della formazione? Difficile dirlo. Si va certamente verso una saturazione del mercato, che ha richiesto da parte degli enti di formazione un ripensamento delle modalità di erogazione della didattica e di valutazione delle competenze. Ma per essere davvero competitivi, secondo la LUISS, si dovrà puntare sulla “maggiore personalizzazione dell’esperienza formativa, costruita quasi “ad hoc” sulle necessità e sugli obiettivi degli studenti, grazie anche all’utilizzo di nuove tecnologie o dell’AI”. 

Un’ipotesi che può spaventare, se si tiene conto che 8 professioni su 10, secondo l’ultimo studio realizzato da Ernst & Young in collaborazione con ManpowerGroup e Sanoma Italia, verranno letteralmente rivoluzionate dall’intelligenza artificiale, e che questa si sta affermando anche nella fase di screening dei profili dei candidati. Ma è anche una prospettiva entusiasmante, se si pensa alle infinite potenzialità che la personalizzazione dell’esperienza sta già offrendo in termini di marketing su canali diversi da quelli formativi. Ecco, quindi, che a farla da padrone potranno essere quegli enti che saranno capaci di intercettare un reale bisogno da parte dell’utenza e rispondere in modo preciso a quel bisogno. Una prospettiva vincente sia dal lato dei formatori che da quello dei talenti.