Come l’AI generativa sta cambiando il mondo della musica. Implicazioni etiche e nuove professioni nel settore
Sono ormai passati i tempi in cui la composizione musicale passava esclusivamente per uno strumento e per l’ispirazione dell’artista. Un’idea romantica, questa – e in molti casi ancora realistica – ma non più l’unica possibile. Il processo di creazione di brani musicali, infatti, oggi passa (anche) per le piattaforme di IA generativa. E sta rivoluzionando il settore.
Il perché è facilmente immaginabile: quando si parla di utilizzo di intelligenza artificiale generativa in ambito musicale non ci si riferisce esclusivamente alla produzione di contenuti, ma anche a tutto ciò che ruota intorno all’industria musicale. Va da sé che, se da un lato il mondo della musica rischia di relegare i concetti di creatività e originalità all’utilizzo che un artista fa di una piattaforma, dall’altro può facilitare lavori esistenti e crearne di nuovi.
Creare musica con l’intelligenza artificiale generativa
Una delle principali applicazioni dell’AI in ambito musicale riguarda, naturalmente, la produzione di brani originali. Gli algoritmi, capaci di generare melodie, armonie e ritmi, si basano su grandi quantità di dati musicali (spartiti, registrazioni o produzioni digitali, ad esempio) per “imparare” le strutture e le caratteristiche di diversi generi musicali.
Due esempi di applicazioni:
- OpenAI’s MuseNet: È un modello che può generare musica in vari stili, da Bach a The Beatles, utilizzando algoritmi di deep learning. Il modello è in grado di comporre melodie complete in più di 15 stili musicali diversi.
- Aiva Technologies: Aiva (Artificial Intelligence Virtual Artist) è un compositore basato su IA che crea musica per film, videogiochi e pubblicità. Utilizza reti neurali per “apprendere” composizioni classiche e moderne e creare nuove opere musicali.
AI per la manipolazione dell’audio
Altri scenari che l’intelligenza artificiale sta aprendo riguardano il remix e la manipolazione dell’audio dei brani. Esistono applicazioni in grado di riconoscere gli strumenti e separare le tracce, velocizzando il lavoro degli esperti del settore.
Esempi di applicazioni utili sono:
- Landr: Un software basato sull’IA che offre mastering automatico, ma è anche usato per creare remix in modo automatico. Utilizzando tecniche di machine learning, può analizzare una traccia e suggerire cambiamenti, come modifiche nel ritmo o nella tonalità.
- Izotope RX: Un software che utilizza l’IA per isolare strumenti e suoni da una traccia audio, permettendo remix automatici o semplicemente facilitando la pulizia dei suoni.
L’IA viene anche utilizzata per potenziare gli strumenti a disposizione dei produttori musicali. Alcuni software aiutano nella creazione di beat, armonie o arrangiamenti in tempo reale, suggerendo varianti in base al genere musicale scelto. Il vantaggio? La riduzione dei tempi di produzione, che lascia ai musicisti maggiore spazio per lavorare sulla creatività rispetto alla tecnica.
Tra gli strumenti a disposizione ci sono:
- Amper Music: per creare musica personalizzata in pochi minuti, generando una traccia personalizzata sulla base di input quali lo stile e il tono della musica.
- Endlesss: Una piattaforma collaborativa di musica in tempo reale che usa l’IA per supportare il processo creativo, permettendo ai musicisti di improvvisare e remixare senza limiti.
Risvolti etici dell’uso dell’AI nell’industria musicale
La critica che maggiormente si muove all’uso dell’AI nelle produzioni creative riguarda gli aspetti etici e legali correlati. Se l’uso dell’IA interviene nella produzione di contenuti creativi, qual è il limite fra l’automazione e la creatività umana? Dove si ferma l’intelligenza artificiale e dove interviene invece l’esperienza umana?
In altre parole, l’intelligenza artificiale rischia di appiattire i contenuti rendendo indispensabile la competenza umana in termini, ad esempio, di emozione? Oppure a breve sarà possibile creare opere emozionali, talmente realistiche da sembrare umane?
Altra domanda riguarda le competenze necessarie a creare contenuti artistici: se l’uso di una app rende fruibile la creazione di prodotti musicali anche a chi non ha conoscenze musicali, si può parlare di democratizzazione dell’arte o, al contrario, di appiattimento delle competenze per i veri professionisti?
E, a livello legale, come si configurano i diritti d’autore in un mercato dominato dall’AI?
Non è semplice definire tutti i contorni dei temi legati all’intelligenza artificiale in ambito creativo. Difficilmente il mestiere dell’artista, per come lo conosciamo, andrà a morire a causa dell’intelligenza artificiale. Non in un momento, almeno, in cui l’intervento umano è ancora dirimente nella creazione di contenuti emozionali e nell’applicazione di stili definiti. Ma c’è anche chi la pensa diversamente: su Forbes si leggono le parole di Simon-Geddis:
È certo che l’IA ci rimpiazzerà, solo che lo farà in un modo gentile, cercando di rimanere il più possibile al nostro servizio. L’IA, in realtà, saprà andare oltre la creatività, perché potrà sperimentare strade e possibilità che l’uomo nemmeno lontanamente potrebbe raggiungere grazie alle sue conoscenze o intuizioni. Ci vorrà molto? No, è tutto già qui.
Certo è che conoscere certi strumenti, per chi lavora in determinati settori, non è più facoltativo. La tendenza che vede l’uso intensivo dell’IA per la produzione di immagini, testi, musica, arte, sta cambiando in maniera evidente la “cassetta degli attrezzi” di cui i creativi devono servirsi per dare vita alle loro opere, e sta rendendo indispensabile conoscere i nuovi tool a disposizione.
I temi etici e legali, al momento, sono ancora aperti. Ora, è il momento di sperimentare.