Definire cosa sia una startup non è immediato: la definizione giuridica, infatti, non coincide del tutto con quella non giuridica. In generale, comunque, possiamo prendere in prestito la definizione che propone il Dipartimento per le politiche europee, secondo cui nel linguaggio economico, le start-up sono imprese nella fase di avvio della loro attività, o appena quotate in borsa. Ci sono poi altre tre definizioni, riportate da Startup Geeks, che possono tornarci utili per circoscrivere meglio le caratteristiche di questo tipo di azienda:
- Una startup è un’organizzazione temporanea in cerca di un business model replicabile e scalabile (Steve Blank)
- Una startup è un’istituzione umana concepita per offrire nuovi prodotti o servizi in condizioni di estrema incertezza. (Eric Ries)
- Una startup è una società concepita per crescere velocemente. (Paul Graham)
Inizialmente, quando si parlava di startup, il focus era fortemente improntato sulle imprese di ambito tecnologico. Progressivamente si è invece spostato su quelle che – indipendentemente dal loro ambito – dimostrano di avere soprattutto un forte contenuto innovativo.
Mettere l’accento sul contenuto innovativo non è un vezzo: questa definizione circoscrive il concetto di startup, enfatizzando l’importanza dell’innovazione del progetto nel mercato. È fondamentale, infatti, che la startup nasca prima di tutto da un’idea innovativa, oppure da un’idea esistente, ma realizzata in modo diverso rispetto ai competitor.
Per capire quali, oltre a queste, siano quindi le peculiarità di un’azienda che voglia configurarsi come startup, bisogna far capo a due tipi di definizione: una non giuridica e una giuridica.
Startup: requisiti
Le caratteristiche di una startup, a livello non giuridico, sono quattro:
- Scalabilità
Per essere tale, una startup deve poter crescere esponenzialmente con poche risorse; - Replicabilità
Il suo modello di business deve poter essere esportabile in modo semplice; - Innovazione intrinseca
Nasce da un bisogno che fino a quel momento non era ancora stato soddisfatto in una data fetta di mercato; - Temporaneità
Ha carattere circoscritto a livello temporale: una volta avviata, l’impresa nel tempo cresce fino ad assumere nuova forma e dimensioni.
Un’azienda che nasca con l’intento di diventare una startup ha bisogno di alcuni step preliminari: la valutazione del mercato potenziale, la formulazione di un modello di business e la ricerca – soprattutto – di potenziali investitori. Questo scenario mette le aziende appena nate in due potenziali contesti: un alto contesto di rischio, dove uno o più ostacoli potrebbero mettere a repentaglio la sopravvivenza della start-up e uno scenario – più complesso, ma auspicabile – fatto di alti guadagni e crescita rapida.
Startup: definizione giuridica
La definizione di startup dal punto di vista giuridico arriva dalla legge 221/2012, il Decreto Crescita 2.0, poi convertito in legge. Le startup innovative devono avere queste caratteristiche:
- Essere costituite da zero, o non avere più di 5 anni;
- Offrire un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico;
- Avere un contenuto fortemente innovativo (investimento rilevante in ricerca e sviluppo con almeno il 15% del rapporto tra fatturato e costi annui, forza lavoro costituita almeno per 1/3 da dottorandi o 2/3 dei soci o collaboratori con laurea magistrale, o possesso di un prodotto brevettato).
Le startup che rivestono queste caratteristiche hanno diritto ad alcune agevolazioni, purché si registrino nella sezione speciale dedicata del Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio della propria provincia. Tra le agevolazioni, una flessibilità più ampia nella gestione dei dipendenti e l’esonero da alcuni tipi di tasse.
Tipi di startup
Esistono diversi tipi di classificazione di startup. Quella più diffusa è stata fatta dall’imprenditore statunitense Steve Blank, e prevede sette tipologie di startup (gli esempi di aziende reali sono forniti da Cristina Crupi, esperta di Startup, PMI e innovazione).
- Lifestyle startup
Le startup di tipo Lifestyle sono quelle di chi riesce a fare del proprio lavoro anche la propria passione. Gli imprenditori che danno vita a queste aziende sono paragonati a surfisti californiani, che lavorano per sé stessi e per passione, al punto che accettano di dare lezioni di surf per poter continuare a praticare il loro sport preferito. Si pensi al programmatore o il web designer che, per lavorare con la tecnologia, accetta di occuparsi di coding o UI: le aziende nate nell’ambito della Silicon Valley, poi diventate grandi colossi della tecnologia, sono un esempio classico di startup Lifestyle. - Small-business startup
È la tipologia più frequente negli USA: l’imprenditore gestisce direttamente l’attività e investe il proprio capitale per creare un’azienda nella quale gran parte dei dipendenti è composta da amici e familiari. Blank non considera queste attività come particolarmente redditizie, ma sottolinea il fatto che questo tipo di aziende è quello che crea posti di lavoro a livello locale. Un esempio italiano? YOOX Net-a-porter, e-commerce di capi di lusso. - Large-company startup
Si tratta di startup che nascono spesso in seno ad aziende di grandi dimensioni, che creano delle divisioni minori per dare vita a un business specifico. Le grandi aziende, giuste al massimo del loro ciclo di vita, insomma, investono così sul mercato per restare vive e operative, e continuare a generare innovazione. Un esempio piuttosto noto potrebbe essere Enel X, che opera nell’ambito della fornitura energetica e dei servizi di energy management e nasce come branca – più specifica – di Enel. - Social startup
Le startup a impatto sociale sono considerate startup con una connotazione etica. Sono aziende che investono su business capaci di generare impatto sociale positivo, e non hanno il fatturato come fine ultimo della loro attività, ma come mezzo di sostentamento e crescita. Un esempio di social startup è Too good to go, app contro lo spreco alimentare, ma anche Viola, app nata per accompagnare le donne in videochiamata nel loro ritorno a casa da sole e vincitrice della categoria MySOCIALIMPACT del Myllennium Award. - Scalable startup
le startup scalabili sono quelle cui la maggior parte degli imprenditori aspira, ma anche quelle che richiedono un maggior capitale di rischio. Sono startup il cui modello di business vincente le rende particolarmente replicabili e capaci di generare grande capitale tramite acquisizioni o quotazioni in borsa. Esempi come Facebook o Twitter sono i più frequenti. Cubbit, vincitrice dell’edizione 2016 del Myllennium Award nella categoria MySTARTUP, è un esempio perfetto di questa categoria di startup. - Buyable startup
Sono startup che potrebbero sulla carta generare profitti per miliardi, ma finiscono per generarne molti meno, perché si affidano a business angels o crowdfunding per potersi avviare. Musement, piattaforma online per tpur, attività, musei e spettacoli, è un esempio di categoria.
Esistono poi le Startup Unicorn, come Satispay o Scalapay, che sono quelle che hanno raggiunto una valutazione di mercato di almeno 1 miliardo di dollari prima di essere quotate in borsa. Sono dei veri unicum nel panorama delle startup, il che le rende particolarmente appetibili per gli investitori.
Startup in Italia: numeri
Ma quante sono e quali risultati stanno ottenendo le startup in Italia? A rispondere è Carolina Gianardi, membro del Board di Italian Angels for Growth, Co-fondatrice di #InclusioneDonna e giurata per la sezione MyStartup del Myllennium Award.
“Al termine del 1° trimestre 2023 in Italia risultavano 14.029 startup innovative iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese”, racconta. “Una situazione che negli ultimi anni risulta abbastanza stabile”. Ma come sono composte internamente queste startup? “Se guardiamo alla compagine sociale, le startup innovative a prevalenza femminile sono il 13,7%, mentre quelle giovanili il 16,3%. Qui vale la pena confrontare le due percentuali con quelle relative alle neo-società di capitali, che risultano rispettivamente il 20,4% e il 13,2%, confermando da un lato un ulteriore ritardo in termini di genere, e dall’altro invece una accelerazione in termini di minore età degli imprenditori” spiega. “Direi niente di particolarmente sorprendente, se non la conferma di un mercato non ancora maturo”.
Importante invece dare uno sguardo più approfondito al successo ottenuto negli anni da queste aziende. “In termini di risultati, il 50,1% delle startup innovative risulta in utile” prosegue Gianardi. “Interessante invece la percentuale di nuove società di capitali non innovative in perdita, che risulta solo del 29,7%”. E conclude: “Qui è necessario fare una riflessione: è solo un tema di tempi più lunghi nell’accesso al mercato per le società innovative ad elevato contenuto tecnologico, o impatta anche una maggiore propensione al “tentare” da parte degli startupper, più giovani, e alla gestione del possibile fallimento? Serviranno anche un paio di anni per poter trarre delle conclusioni significative”.
Le startup supportate dal MyA negli anni: qualche esempio
Nel corso degli anni, per favorire l’imprenditoria giovanile, il Myllennium Award ha supportato numerose startup. Una missione che porta avanti dal 2015 e che prosegue – con sempre maggiore interesse da parte degli startupper – per scovare aziende ad alto potenziale tecnologico e supportarle nel loro processo di crescita. Molte di queste sono diventate oggi aziende note, come nel caso di Cubbit, servizio di storage in cloud nato nel 2016 e che oggi conta oltre 40 persone e una raccolta di oltre 10 milioni di euro.
Tanti gli ambiti in cui operano le startup che si rivolgono al Myllennium Award per supporto: tra queste il gaming, dove opera Novisgames, servizio accessibile per non vedenti. O l’ingegneria spaziale, che vede protagonista Involve Space, parte dell’ESA Business Incubation Centre, missione aerospaziale con il lancio monitorato di una sonda originale ecosostenibile ad alte prestazioni tecnologiche, trainata da un pallone stratosferico a zero emissioni.
Paperbox è invece una startup che lavora in ambito Health e che ha sviluppato un videogioco per la diagnosi della dislessia in età prescolare e la fornitura di un servizio di consulenza con professionisti sanitari certificati specializzati in DSA. Ittinsect, invece, ha sviluppato l’alternativa sostenibile al mangime per l’acquacoltura, utilizzando le proteine estratte dagli insetti.
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Tutte startup, insomma, che guardano con attenzione ai bisogni della società e alla loro evoluzione nel futuro. E che partono anche dal Myllennium Award per raggiungere il giusto pubblico.