futuro dell'istruzione

Il futuro dell’istruzione: come sta cambiando il modo di imparare

Homeschooling, apprendimento esperienziale e nuovi modelli didattici. Pro e contro di un sistema sempre più personalizzato

C’è stato un tempo in cui l’educazione seguiva un’unica direzione e un percorso ben segnato: scuola elementare, media, superiore, università. Il sapere veniva trasmesso frontalmente, in un processo unidirezionale. Un modello che sembra appartenere ormai al passato, oggi che l’istruzione sta attraversando una fase di profonda trasformazione: nuovi approcci, tecnologie e filosofie stanno ridefinendo cosa significa “imparare”.

Le giovani generazioni si trovano davanti a un ventaglio di possibilità estremamente variegato. Non esiste più una sola strada. Homeschooling, scuole alternative, apprendimento esperienziale, corsi online, micro-scuole e persino viaggi educativi stanno diventando parte integrante dei percorsi formativi. Ma questa libertà è anche una sfida: come orientarsi? Quali sono i vantaggi reali? E cosa rischiamo di perdere?

Homeschooling: l’educazione tra le mura di casa

L’homeschooling – cioè l’istruzione impartita a casa invece che a scuola – è una delle tendenze più discusse degli ultimi anni. Alcuni lo vedono come una risposta concreta alle rigidità del sistema scolastico tradizionale; altri come un rischio di isolamento per i ragazzi.

Per molte famiglie, si tratta di una scelta legata al desiderio di personalizzare l’apprendimento, adattandolo ai ritmi, agli interessi e alle inclinazioni del singolo studente. Niente compiti inutili, niente orari forzati: si impara secondo un programma cucito su misura, spesso con l’aiuto di tutor o comunità educative.

La pandemia del 2020 ha senz’altro contribuito in modo evidente all’intensificarsi del fenomeno dell’homeschooling. In Italia, il numero di famiglie che hanno optato per l’istruzione parentale è cresciuto in modo esponenziale. Nel 2021 il Sole24ORE riportava un dato significativo: da poco più di 5000 studenti in homeschooling si era passati a oltre 15mila.

Ma anche in ambito internazionale si rileva la stessa tendenza: negli Stati Uniti, l’homeschooling ha visto un aumento del 51% negli ultimi sei anni, superando di gran lunga la crescita del 7% delle iscrizioni alle scuole private. E in Inghilterra i dati indicano che l’aumento dell’homeschooling, iniziato durante la pandemia, potrebbe diventare una tendenza permanente. Nel 2023, 97.000 bambini venivano educati a casa rispetto agli 86.000 di inizio anno. Ma solo il 4% dei genitori in quell’occasione ha citato preoccupazioni legate al COVID-19 come motivo principale: quasi il 25% ha indicato infatti ragioni legate allo stile di vita o filosofiche.

Ma quali sono i rischi di un apprendimento che avviene esclusivamente in casa? È innegabile innanzi tutto che l’homeschooling richieda grande impegno da parte dei genitori, che non sempre hanno il tempo, le competenze o i mezzi per sostituirsi (almeno in parte) alla scuola. E poi c’è il tema della socialità: crescere in un ambiente protetto è positivo, ma può anche significare meno occasioni per confrontarsi con punti di vista diversi, con il conflitto, con la complessità del vivere insieme. Una soluzione, insomma, che sembrerebbe minare la capacità dei giovani di relazionarsi al resto del mondo e alle sue difficoltà.

Una ricerca ha rilevato che gli homeschooler spesso ottengono punteggi più alti nei test standardizzati e possono conseguire GPA universitari superiori rispetto agli studenti delle scuole tradizionali. Alcune analisi critiche sottolineano però che molti di questi studi si basano su campioni non rappresentativi, spesso composti da famiglie con livelli socioeconomici più elevati e maggiore istruzione. Controllando variabili come il background familiare, ad esempio, le differenze nei risultati accademici tendono a ridursi.

Apprendimento esperienziale: cos’è

Un altro grande cambiamento nell’ambito dell’istruzione riguarda il come si impara. Qui entra in campo il concetto di “apprendimento esperienziale”: imparare attraverso l’azione, non solo sui libri. Fare un orto, costruire un robot, partecipare a un laboratorio teatrale, lavorare in gruppo su un progetto reale, sono tutti esempi di apprendimento di tipo esperienziale.

Questa modalità permette agli studenti di sviluppare competenze pratiche, ma anche soft skills fondamentali nel mondo di oggi: comunicazione, collaborazione, pensiero critico. Non a caso, molte aziende iniziano a guardare con attenzione a questi percorsi, più che ai titoli accademici.

Tuttavia, integrare l’apprendimento esperienziale in modo efficace richiede una visione educativa solida, ambienti stimolanti e figure competenti. Non basta “fare qualcosa di pratico”: serve un contesto che trasformi quell’esperienza in conoscenza e aiuti a sedimentarla.

I modelli alternativi di scuola

Accanto ai percorsi tradizionali, stanno nascendo (o riemergendo), inoltre, modelli educativi alternativi. Le scuole Montessori e Dalton, ma anche le Steiner, le democratiche e le comunità educative autogestite, si fondano su principi molto diversi da quelli delle scuole statali: l’autonomia dello studente, l’educazione integrale della persona, il rispetto dei tempi individuali.

Alcune realtà puntano sull’autoapprendimento, altre sulla cooperazione, altre ancora sull’integrazione tra discipline e arte. È un mondo variegato, affascinante, spesso sperimentale. Per molti ragazzi e ragazze, questi contesti rappresentano una vera alternativa, dove ritrovare motivazione e voglia di imparare.
Ma anche qui emergono delle criticità. Un primo punto riguarda i costi di accesso, che possono essere molto alti. La diffusione di queste scuole, inoltre, è ancora limitata, e la qualità varia molto da struttura a struttura. Inoltre, l’inserimento successivo nel sistema universitario o lavorativo può essere più complesso, proprio perché mancano standard uniformi. D’altra parte, le competenze di autoregolazione e adattamento possono risultare preziose per gli studenti delle scuole superiori, ragion per cui sembra che gli studenti provenienti da scuole “alternative” basate sull’autonomia possano beneficiare grandemente di questi percorsi di studio.

Il futuro dell’istruzione

Il futuro dell’istruzione – di ogni genere e grado – si sta delineando come ibrido, personalizzato e orientato alle competenze, piuttosto che basato esclusivamente sulla trasmissione di contenuti. È una transizione in atto, accelerata dalla pandemia e alimentata dalle tecnologie digitali, dai cambiamenti nel mondo del lavoro e da nuove consapevolezze pedagogiche.

Ma quali sono i trend che possiamo aspettarci per il futuro?

  • Apprendimento personalizzato e centrato sullo studente
    Il modello “one size fits all” è sempre più superato. Si punta a costruire percorsi su misura, in cui ogni studente possa apprendere secondo i propri tempi, stili cognitivi e interessi. La tecnologia gioca un ruolo chiave in questo: piattaforme adaptive, intelligenza artificiale, e-learning permettono di monitorare i progressi e adattare i contenuti in tempo reale.
  • Integrazione tra online e offline: l’educazione ibrida
    La scuola del futuro non sarà completamente digitale, ma neppure solo in presenza. Ci stiamo muovendo verso un modello ibrido che alterna momenti sincroni in classe, attività digitali, esperienze sul campo e collaborazioni a distanza.
  • Focus sulle competenze, non solo sui contenuti
    Il mondo del lavoro chiede sempre più competenze trasversali: problem solving, pensiero critico, collaborazione, comunicazione. Anche il sistema educativo sta iniziando a riconoscere che sapere e saper fare devono andare di pari passo.
  • Educazione globale, connessa e interculturale
    Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, e l’istruzione riflette questa realtà. I progetti internazionali, le piattaforme condivise, le esperienze di scambio e le comunità di apprendimento online permettono agli studenti di entrare in contatto con culture, idee e sfide globali.
  • Collaborazione tra educazione e tecnologia
    L’intelligenza artificiale, la realtà aumentata, il metaverso e i tutor virtuali stanno trasformando il modo in cui apprendiamo. Non sostituiranno gli insegnanti, ma li affiancheranno, automatizzando compiti ripetitivi e liberando tempo per attività più significative.
  • Nuovi ruoli per insegnanti, studenti e famiglie
    Nel futuro, gli insegnanti saranno sempre meno “trasmettitori di conoscenza” e sempre più facilitatori, mentori, coach. Gli studenti non saranno più spettatori, ma protagonisti attivi del loro percorso. E le famiglie? Sempre più coinvolte come parte della “comunità educante”.

Il futuro dell’istruzione non sarà un’unica strada, ma una rete di possibilità.
Chi vorrà imparare, dovrà anche imparare a scegliere. E questo, in fondo, è già parte del processo educativo.