Piattaforme digitali e nuovi linguaggi: viaggio nel nuovo giornalismo
Che il giornalismo odierno viva di forme, linguaggi e piattaforme completamente diversi rispetto a soli dieci anni fa, è ormai assolutamente scontato. Quello su cui ancora vale la pena interrogarsi, è piuttosto il confine tra giornalismo e intrattenimento, insieme al concetto di informazione.
Quanto possiamo definire approfondita l’informazione su web? Che ruolo ha la carta ancora oggi, se ne ha? Quali sono i criteri che definiscono una testata affidabile? Tutte domande lecite, ma più complesse di quanto si immagini. Analizziamo quindi com’è cambiato il mondo dell’informazione oggi, e cosa può essere considerato giornalismo in un’epoca in cui la lentezza e la riflessione hanno lasciato spazio alla velocità e alla distrazione.
Giornalismo digitale
La carta esiste ancora, anche se un articolo pubblicato sul sito dell’Ordine dei giornalisti mostra come, si calcola, entro dieci anni i giornali cartacei e la loro rete di distribuzione scompariranno.
Eppure, non è certo il solo passaggio dalla carta all’online a decretare la credibilità o meno di una testata. Se è vero che a determinare il valore di uno strumento non è la sua essenza, ma piuttosto l’uso che se ne fa, va da sé che non è possibile decretare a priori l’informazione web come meno affidabile o precisa di quella cartacea.
Vero è anche, però, che il web, rispetto alla carta, risponde a logiche del tutto diverse: la SEO – ovvero l’insieme di tecniche che facilitano o meno il posizionamento di un articolo su un altro nella SERP dei motori di ricerca – e la velocità restano ancora i due criteri chiave per determinare il successo o meno di un articolo.
L’avvento dell’Intelligenza artificiale nel giornalismo
Ma anche questo sta cambiando: con l’avvento delle nuove piattaforme di intelligenza artificiale, anche i motori di ricerca hanno iniziato a cambiare strategia. Ad agosto 2024 Google ha annunciato che il suo algoritmo in rilascio avrebbe dichiarato guerra ai deepfake, ovvero ai contenuti manipolati, per identificare immediatamente la veridicità o meno di un testo o di un contenuto. Già da tempo, in effetti, si parlava della lotta dei motori di ricerca ai contenuti prodotti con AI generativa. Ma non è tutto: lo sviluppo di una propria AI integrata aveva, solo pochi mesi prima, comportato una decisione che avrebbe rivoluzionato a breve il mondo SEO: i risultati di ricerca su Google avrebbero contenuto immediatamente la risposta a una domanda posta dall’utente, senza scegliere tra i contenuti nel web quello più valido, ma mettendo insieme contenuti diversi e presentandoli all’utente in alto. Questa rivoluzione ha ovviamente scosso il mondo dell’editoria e del giornalismo online, togliendo senso al lavoro sulle keyword e limitando fortemente la possibilità di generare traffico organico.
Ma l’avvento dell’AI ha comportato anche un altro fenomeno: la ricerca di informazioni da parte degli utenti direttamente sulle piattaforme di AI generativa per formulare risposte alle proprie domande: per una buona fetta di editoria questo comportamento non sta ancora causando un abbandono completo delle piattaforme, data l’imprecisione di molte piattaforme nel dare informazioni corrette e circostanziate. Ma cosa accadrà quando l’AI, interrogata, saprà davvero sostituire le fonti e correlarle in modo perfetto?
Informazione e social network
Ancora diversa è la questione che riguarda le piattaforme di distribuzione delle notizie online. Se è vero che i giornali online hanno optato fin dall’inizio per una diffusione delle news sui social media, attraverso la ricondivisione di articoli, è anche vero che oggi esistono testate completamente social, che dai social sono nate e sui social chiedono di restare.
Riviste tematiche o generaliste, per lo più rivolte alle generazioni più giovani, che i social li usano per informarsi, hanno trovato nuovi linguaggi per comunicare. I caroselli, le infografiche, i video riassunti che indagano o approfondiscono la notizia del giorno, non sono neppure lontanamente comparabili con l’uso che dei social media fanno le testate storiche. In altre parole, Factanza, Will, Torcha, Dealogando, TheMuffa e molte altre, non hanno lo stesso linguaggio, ma neppure lo stesso target, dei più classici Repubblica, Corriere, Sole24ORE e via discorrendo.
La domanda, quindi, è: le nuove generazioni si informano esclusivamente sui social? Sembrerebbe di sì, o almeno lo fanno in prevalenza. In questo articolo, che riporta i dati delle grandi società di ricerca che negli ultimi anni si sono interrogate sul tema, si dice proprio che i social media sono diventati fonti privilegiate di informazioni, soprattutto quando le testate sono native di questo tipo di piattaforme. Del resto, il ruolo di un social come Instagram è cambiato profondamente negli anni: l’avvento dell’influencer marketing ha avuto un peso, certo, ma è proprio la piattaforma ad essere cambiata, finendo per privilegiare i video brevi di divulgazione alle foto personali per raccontarsi alla propria bolla. La durata dei reel si è progressivamente allungata – un po’ come accaduto con il limite dei caratteri dell’ex Twitter, oggi X – finendo per diventare a tutti gli effetti uno strumento per rivolgersi al pubblico, abbandonando la vecchia funzione della condivisione dei contenuti con gli amici della propria cerchia, com’era all’inizio della sua storia.
Giornalismo e affidabilità: la percezione comune
Riguardo alla percezione delle nuove piattaforme di giornalismo, le cose cambiano leggermente prospettiva in modo piuttosto trasversale. Pur continuando a informarsi sui canali più a portata di mano – i social media, ad esempio – e scoraggiati dall’avvento degli abbonamenti a pagamento per la lettura degli articoli promossi oggi dalla maggior parte dei giornali, le varie generazioni, indipendentemente dall’età, si affidano ancora a un’informazione più tradizionale quando si tratta di valutarne l’affidabilità di una notizia. In particolare, la televisione e la radio sembrano essere meno soggette, nella percezione comune, alla manipolazione dei dati.
Il futuro resta un’incognita. Non è un caso che oggi Tik Tok sia diventato un vero e proprio motore di ricerca, dove gli utenti cercano informazioni invece di limitarsi a scrollare passivamente i contenuti suggeriti dall’algoritmo. Le nuove generazioni sono digitali, e come tali si comportano in tutti gli aspetti della loro vita, compresa la ricerca di informazioni. Quello che è certo è che nei prossimi anni fare giornalismo senza considerare le piattaforme social e il ruolo dell’intelligenza artificiale sarà quantomeno utopistico.