Il mestiere dello scrittore e la graphic novel
Si può vivere di scrittura? Qual è il futuro dell’editoria in Italia? Intervista a Luigi Politano, Ceo&Founder di Round Robin Editrice
“Nello scrivere il tuo libro, non pensare al pubblico, pensa invece a raccontare una storia a te stesso. Solo poi, quando riprenderai in mano il libro per la revisione, pensa agli altri lettori”. Chi ha letto On writing, uno dei più famosi saggi sulla scrittura, avrà certamente riconosciuto le parole di Stephen King, che con questo testo ha scritto una sorta di bibbia per gli aspiranti scrittori.
Non scrivere per il pubblico – almeno in prima battuta – ma per sé, è alla base di un buon testo, dunque. Eppure, è difficile pensare che il pubblico non sia al centro dei pensieri di chiunque voglia vivere di scrittura, in qualsiasi forma questo mestiere si esprima.
Vivere di scrittura
La prima domanda da farsi, quindi, è: si può vivere davvero di scrittura? “Certo che si può, ma sono pochi quelli che ci riescono. E poi bisogna anche comprendere che ci sono molti modi per vivere di scrittura, e che non sempre parliamo della sola scrittura di libri”. A rispondere è Luigi Politano, CEO&Founder di Round Robin, casa editrice specializzata in graphic novel e giurato per la sezione MyBOOK del Myllennium Award. “Oggi la complessità dell’industria editoriale porta alla possibilità di lavorare su formazione, scrittura e creazione di contenuti, parti autorali che arrivano fino al cinema e la tv”, prosegue Politano. “Diciamo che il classico scrittore per come lo immaginiamo oggi si trasforma in tante cose”.
Del resto, dai tempi di On writing, molto è cambiato, sia in termini di professione che di formazione, ammesso che di formazione in senso stretto abbia davvero senso parlare. “Il mestiere dello scrittore è cambiato nella misura in cui oggi, molti di quelli che si approcciano al mondo della scrittura come autori, arrivano da esperienze molto diverse di vita, di lavoro e di conoscenza” spiega Politano. “Soprattutto, il dilagare della notorietà attraverso i social ha indotto molti di questi “personaggi” noti alla scelta della scrittura di un libro per raggiungere un’altra fetta di pubblico: quello dei lettori, che le stories amano leggerle più che farle su Instagram. Ma questo non è un problema in senso assoluto, anzi. La differenza sta sempre e soltanto nelle storie e nel senso del narrare. Anche perché alcune cose non si possono insegnare e non esiste una formula perfetta, altrimenti avremmo solo scaffali pieni di Best Seller”.
Come cambia il mercato editoriale
Certo è che con l’arrivo di nuove piattaforme digitali e la differente fruizione della lettura, il mercato editoriale è destinato a cambiare, così come la distribuzione in senso stretto. “L’evoluzione è in corso, e bisogna iniziare a pensare ad una diversa concezione della promozione e della distribuzione, tenendo conto che il mercato online non può essere visto ancora come un limite per le classiche librerie, ma una opportunità reale” spiega Politano. “Il futuro dell’editoria Italiana è simile a quello che riguarda la produzione di contenuti: si continuerà a raccontare storie, e si useranno anche mezzi differenti”. Presentare un libro a una casa editrice richiederà però sempre gli stessi elementi: “Innanzi tutto, che sia un libro giusto per la pubblicazione e non un desiderata” prosegue. “Fidarsi dei consigli degli addetti ai lavori, fidarsi degli editor che lavorano sui testi”. E, soprattutto, una regola base: “Mai, mai, mai sottostare alle proposte di case editrici a pagamento”.
Il mondo della graphic novel
Se un tempo la graphic novel era considerata un genere di nicchia – l’importanza del fumetto non è sempre stata chiara ai lettori seriali, che preferivano la narrativa o la saggistica – oggi si può dire che il fumetto stia vivendo una seconda vita, consacrandosi finalmente come letteratura a tutti gli effetti anche tra il grande pubblico.
La popolarità di Zerocalcare – per fare un esempio italiano – lui per primo ispirato dal francese Boulet, ha portato alla ribalta al grande pubblico la capacità del fumetto di trattare tematiche importanti – anche politiche o generazionali – sottoforma di immagini. Una popolarità che, grazie alla tv, ha raggiunto anche fasce della popolazione tradizionalmente meno interessate alla graphic novel, entrando anche nell’ambito della serialità, con i prodotti a marchio Netflix che hanno spopolato negli ultimi anni. Ma altri grandi autori hanno toccato nel tempo temi politici con grande forma espressiva: Marjane Satrapi con Persepolis, Guy Delisle coi suoi reportage da Cina, Corea del Nord e Israele, Art Spiegelman con l’ormai famosissimo Maus. Oppure, hanno saputo affrontare con delicatezza temi sociali difficilissimi, come Paco Roca con Rughe, una storia di ricordi perduti e solitudine divenuta anche un film d’animazione.
Mentre consiglia una lettura – non esaustiva – di cosa sia il fumetto italiano, Luigi Politano, riassume così l’importanza che il fumetto ha rivestito nella società e nella letteratura nel corso del tempo: “Molti e grandi temi sono quelli raccontati dalle nuvole parlanti”, spiega. “Dibattiti politici che hanno coinvolto il Parlamento italiano, e fenomeni di costume che hanno segnato il nostro tempo sono passati attraverso l’universo del disegno. Giornalismo, attualità, semiotica, scienza, tutto diventa racconto per immagini e persino Umberto Eco trova un pezzettino di Storia all’interno di questo mondo”. E conclude: “Da cosa deriva il successo del fumetto? Dal fumetto”.
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