imprenditoria femminile

Imprenditoria femminile: le startup fondate da donne

Il presente e il futuro dell’imprenditoria femminile: come si sta evolvendo il settore delle startup fondate da donne

Le startup fondate da donne in Italia nel 2023 sono circa il 12,6%, secondo il dato aggiornato da Startup Italia ad ottobre 2023. Ancora troppo poche rispetto al totale delle startup presenti nel Paese, eppure una percentuale in crescita, per il Sole24ORE, che a gennaio dello stesso anno notava invece come il numero delle imprenditrici femminili fosse in costante aumento nel corso del tempo.

Imprenditoria femminile e gender gap

Il divario di genere – o gender gap – esiste anche nell’ambito dell’imprenditoria. Le donne tendono a costituire meno startup rispetto agli uomini, e in generale a investire meno sulle proprie idee imprenditoriali. Ma perché?

Innanzi tutto, il divario di genere si nota soprattutto nei settori di attività (servizi, caring, education….) scelti dalle founder. In secondo luogo, c’è la capacità di posizionarsi in maniera efficace nei confronti degli investitori, che essendo ancora a maggioranza uomini, portano comunque dei bias nel processo di valutazione. Un esempio? L’aspettativa di una forte assertività nella presentazione del progetto. Se da un lato il pregiudizio nasce da una visione della società divisa in aree di pertinenza, quindi, a scoraggiare è anche il ruolo di chi ha il potere di decidere su quali progetti orientare gli investimenti, e li giudica con criteri non sempre adeguati.

Ma qualcosa sta cambiando: La presenza di founder donne aumenta in settori più tech. Non solo: le donne stanno imparando a diventare sempre più chiare ed efficaci nel raccontare il proprio progetto. La motivazione? Probabilmente, si tratta di un percorso generazionale, che può far leva anche su un altro fattore: anche in Italia iniziano ad esserci founder donne di successo, riconosciute dal mercato degli investitori, e quindi role model da prendere a riferimento. A contare è anche un aumento del numero di investitrici, anche se ancora non abbastanza, che stanno facendo evolvere il processo valutativo.

Donne e startup: ambiti di sviluppo e ruolo delle investitrici

Secondo il Sole24ORE, il 70% delle startup a impronta femminile opera nei servizi alle imprese; seguono le attività manifatturiere e il commercio. La Lombardia è la regione più attiva nel settore dell’imprenditoria femminile, seguita da Lazio, Campania e Toscana. Eppure, le imprese gestite da donne sono più diffuse al centro-sud rispetto al nord. Il settore, in generale, determina ancora in modo piuttosto significativo per le donne la scelta di avviare una startup.

La vera spinta propulsiva per i progetti imprenditoriali gestiti da donne arriva però dai Business angels al femminile, investitrici sempre più presenti in Italia e sempre più interessate a scoprire e spingere startup guidate da altre donne. Secondo un articolo di Agenda Digitale del maggio 2023, nel 2022 il numero di Business angels donne era raddoppiato rispetto all’anno precedente. Un ottimo dato, se si tiene conto del fatto che nel 2021 il mercato dell’angel investing sembrava soffrire di numerosissimi bias: scarsa conoscenza del settore, prima di tutto, ma anche incapacità di valutare con oggettività il rischio percepito – finanziariamente parlando – di un mestiere del genere.

Il futuro delle startup al femminile

Come spiegava Gianardi, il ruolo dei role-model è fondamentale: avere investitrici capaci di raccontare il mondo dell’angel investing ad altre donne potenzialmente interessate a perseguire la stessa professione è necessario per condividere strumenti e buone pratiche. Ecco perché la formazione va incentivata, e perché associazioni trasversali che nascono per riunire insieme realtà di questo tipo sono così importanti.

Proprio Gianardi è, del resto, co-fondatrice di un importante network che raccoglie insieme associazioni rivolte alle donne e focalizzate sul rapporto fra le donne e il mondo del lavoro, per diminuire il gender gap e favorire l’inclusione femminile nei luoghi professionali. #Inclusionedonna, realtà nata nel 2018, raccoglie – come si legge nella sua pagina di presentazione – 66 Associazioni e 42 Ambassador per promuove la parità di genere nel mondo del lavoro e della rappresentanza, ispirandosi ai principi democratici fondamentali della Costituzione. Un punto di aggregazione che rappresenta oltre 50 mila donne, tra professioniste, manager, imprenditrici, impiegate in diversi settori del mondo lavorativo.

Qual è quindi il futuro dell’imprenditoria femminile? Un futuro che innanzi tutto passi anche per l’accesso a nuovi campi del sapere. L’intelligenza artificiale è ad esempio un settore incredibilmente in crescita, al quale lavorano anche tante professioniste e ricercatrici, che oltre a svilupparne i lati tecnici tengono anche conto delle implicazioni etiche delle nuove tecnologie: eppure, è considerata ancora un settore prevalentemente maschile. Ma è anche un futuro che aiuti le donne che vogliono fare impresa in contesti complessi: si pensi ai comuni montani, dove l’imprenditoria è più difficile, ma dove – con bandi dedicati e agevolazioni per le imprenditrici – le donne si stanno organizzando per riattivare l’economia.

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