Le imprese a impatto sociale sono imprese che mirano a un profitto per la propria sostenibilità, ma che non lo considerano l’unico obiettivo da perseguire. Il core della loro attività è infatti l’impatto positivo che il loro business può avere sulla società: un modo del tutto nuovo di fare impresa, perché la loro azione deve generare un cambiamento positivo e misurabile.
Si parla di social impact, infatti, quando un’impresa riesce a integrare nel suo business filantropia e sostenibilità, facendo investimenti – in ambito pubblico o privato – che garantiscano un impatto sociale sulla collettività, migliorandone la vita e i servizi. I consumatori finali del prodotto su cui l’impresa lavora, quindi, sono impattati positivamente dal business dell’impresa. Si parla, in questo caso, di impatto positivo.
A livello legislativo, va tenuto conto del fatto che gli utili e gli avanzi di gestione non possono essere ridistribuiti fra i membri dell’impresa, siano essi soci, partecipanti o collaboratori: almeno il 70% dei ricavi va infatti destinato ad attività di utilità sociale. I lavoratori svantaggiati o disabili devono essere inoltre presenti per almeno il 30% dell’organico.
Imprese a impatto sociale: esempi
Un’impresa a impatto sociale non ha nulla a che fare con il volontariato o con la Corporate social responsibility, che è piuttosto un contributo alla causa finale che si sostiene. Ha a che fare, invece, con la creazione di un prodotto finale che va a vantaggio di chi ne usufruisce, influendo positivamente sul suo benessere in senso ampio.
Nel volume La buona impresa, Valentina Cucino, Alberto di Minin, Luca Ferrucci e Andrea Piccaluga presentano un focus su alcune delle startup purpose-oriented che negli anni sono diventate solide imprese in grado di generare un alto impatto sociale. Lo scopo del volume è proprio quello di identificare non solo alcuni esempi di imprese che generano impatto, ma anche capirne gli elementi fondanti e le caratteristiche che le accomunano. Buona parte degli imprenditori che avvia una purpose-oriented (o purpose-driven) startup, ad esempio, ha in comune alcune caratteristiche:
- Ha avuto esperienze nel volontariato;
- Ha un forte radicamento nel territorio;
- Ha saputo rimediare a eventuali mancanze formative studiando in autonomia management d’impresa.
Un esempio di buona impresa secondo gli autori del libro? Corax, un progetto nato per curare in condizioni asettiche bambini ospedalizzati nei paesi in via di sviluppo. O Quid, che si occupa di moda sostenibile, integrando nella filiera di produzione dei capi di abbigliamento persone a rischio esclusione lavorativa.
Ma ci sono altre imprese che nel tempo sono diventate aziende di rilevanza nazionale: Aboca, oggi importante multinazionale farmaceutica, nasceva quarant’anni fa come piccola realtà che aveva lo scopo di trovare nelle sostanze vegetali una cura diversa – ma non alternativa – rispetto a quella proposta dalla medicina tradizionale.
In quali ambiti nascono le imprese a impatto sociale
In generale, gli ambiti in cui operano le imprese a impatto sociale rientrano in quelli segnalati dai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda ONU 2030. Questo significa che gli ambiti in cui possono nascere imprese di questo tipo sono moltissimi: ambiente, inclusione sociale, cultura, fashion. Ma anche finanza, assicurazioni, tecnologia, servizi ai giovani.
Il Myllennium Award ha premiato negli anni diverse social impact startup che nel tempo stanno trovando la loro strada: l’ultima edizione ha visto sul podio Viola, servizio di videochiamata attivo ogni giorno per accompagnare in sicurezza chi torna a casa da solo la sera. Viola è un progetto parzialmente gestito da volontari e nato dall’associazione DonneXStrada, attiva nella lotta alla violenza di genere. Build your future, premiata nel 2022, è attiva invece nell’inserimento di persone disabili in aziende medio-grandi attraverso servizi di consulenza, formazione e training aziendale, portati avanti anche attraverso l’uso di realtà virtuale e aumentata. Due esempi di startup nate in ambiti molto diversi e rivolti a soggetti molto diversi, ma con uno scopo comune: produrre un impatto positivo sulla società.
Una delle prime startup premiate dal Myllennium Award è Kukua. L’impresa di Lucrezia Bisignani fornisce soluzioni digitali per l’apprendimento, basate anche su intelligenza artificiale e machine learning. L’edutainment applicato all’istruzione dei bambini nei paesi emergenti agevola il lavoro degli insegnanti, che sono in grado di valutare, attraverso i report forniti dall’applicazione, quali siano i bambini che hanno maggior bisogno. Per conoscere meglio la sua storia, c’è un articolo di Ninja Marketing del 2017, che riassume bene la storia della nascita di Kukua.
Impresa sociale: da dove nasce
Nel 2022 in Italia si contavano 16.557 imprese con 458.222 dipendenti totali. Solo negli ultimi cinque anni si sono costituite il 30% delle imprese sociali in Italia, con un numero variabile di collaboratori impiegati in base al settore di riferimento. Eppure, il concetto di impresa sociale non è affatto cosa recente. Ne Il banchiere galantuomo, Giorgio Chiarva racconta la storia di Amadeo Peter Giannini, figlio di emigranti italiani e fondatore della Bank of Italy, poi Bank of America. Nella sua vita, vissuta a cavallo fra ‘800 e ‘900, Giannini elaborò una serie di strumenti finanziari che potessero essere di ausilio a quello che lui chiamava little fellow, finanziò la costruzione del Golden gate Bridge, contribuì allo sviluppo dell’industria vinicola e di quella cinematografica in California.
Guardando invece alla nascita delle dottrine economiche, si può dare uno sguardo all’opera di Antonio Genovesi, Lezioni di economia civile. Siamo alla fine del ‘700, e il pensiero di Genovesi si scontra radicalmente con quello del contemporaneo Adam Smith. Pur credendo nella capacità del mercato di creare una società più libera ed egualitaria, Genovesi si oppone alla visione pessimistica di Smith, introducendo il concetto di solidarietà sociale accanto a quello dell’interesse personale. Il mercato, secondo Genovesi, nasce dalle idee di mutua assistenza e reciprocità.
È l’ambito che fa l’impresa sociale, dunque? Decisamente no. L’impresa sociale nasce dalla mente di chi la crea e dalla sua capacità di comprendere i bisogni della società e soddisfarli in modo etico. In ogni ambito del mercato.